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nebbie di razzismo

Rosignano, era un caldo pomeriggio di primavera. Mi ero seduto sugli scalini della chiesa, un po' per godere della brezza e un po' perché aspettavo un amico: un vigile di un paese vicino. Eravamo ancora in quell'epoca in cui la società, il nostro mondo, era diviso con chiarezza: chi era bianco era bianco, chi era rosso era rosso sul serio. La persona che stavo aspettando era di quelle rosse che avrebbe avuto difficoltà ad entrare in Chiesa, per non metterlo in disagio lo aspettavo in piazza.

Dovevamo organizzare un incontro con i giovani della parrocchia ed i giovani del partito comunista sul tema della immigrazione e del razzismo. Erano momenti caldi in cui c'era difficoltà di relazione tra la comunità locale e la comunià senegalese presente in zona.

Mi ritenevo un uomo moderno che aveva superato, proprio in nome del vangelo, ogni sorta di razzismo e di disagio di relazione con persone di altro colore, tradizione, religione. Avevo diversi amici senegalesi, spesso ci trovavamo insieme, ero stato nelle loro case e mi ero fermato a mangiare con loro, accollolato intorno ad un grande piatto comune appoggiato sul pavimento, in cui ognuno prendeva il cibo con la mano, a me offrivano un cucchiaio, ma preferivo usare la mano per un senso di conformità e per non sottolineare differenze.

Da un angolo della piazza vidi arrivare chi stavo aspettando, a piedi; ci siamo seduti ed abbiamo cominciato a parlare delle nostre cose organizzative. Dopo un po' arrivò la sua macchina guidata da un senegalese, con il figlioletto del vigile. Li salutai, poi mi disse che non avrebbe voluto arrivare in ritardo all'appuntamento con me così aveva lasciato la macchina a Serigne perché gli andasse a prendere il figlio a scuola.

Devo essere sincero. Mi si è aperto un mondo: ritenevo di aver superato ogni forma di razzismo, ma avevo scoperto che non era proprio così. Una familiarità come quella che mi si era aperta davanti agli occhi non era entrata nel mio cuore. Ancora avevo noscosto dentro pensiere di separazioni e di limiti.

Ci ho pensato a lungo, in seguito, ed al fatto che ad insegnarmi una frternità maggiore ed una familiarità era stato un "non credente" che il Signore aveva messo sulla mia strada.

Siamo sempre disponibili a classificare, incasellare, giudicare, separare, diffidare ... ma la verità non ha confini, la bontà alberga in tutti i cuori ed il Signore nella sua bontà ci offre sempre occasioni per abbattere gli steccati che noi uomini riusciamo a mettere sù.